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Pier Paolo Caserta​​
insegnante e autore
Sito personale

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Logica, critica della Tecnocrazia e altre incursioni nella complessità. Materiali e riflessioni sul Novecento.
 
SAGGI

Dominio della tecnica e civiltà dell'intratteninento
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Ripartire dal conflitto
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Il progressis
mo mente



INDICI DEI CONTENUTI

Dominio della tecnica e cività dell'intrattenimento
Come l'uomo divenne mezzo e la Tecnica fine

Prologo - Caratteristiche dell’universo materiale -Dall’universo materiale al dominio della tecnica - Internet e l’egemonia neoliberale - I social sono soltanto degli strumenti, tutto dipende da come li usi: FASO - Neoaristocrazia tecno-finanziaria e Terzo stato globalizzato - Civiltà delle macchine e civiltà della tecnica - Come uscire dalla trappola che ci siamo fabbricati - Strategie di resistenza: scorporare la bellezza dall’immagine mediatica - Dominio della tecnica e civiltà dell’intrattenimento - Talento, prestazione, progetto - La distruzione del progetto e i suoi impresari. - La forma finale del capitalismo - Strategie di resistenza/2: scorporare l’ambizione personale dalla competizione - Decrescismo infelice - L’inganno del post-ideologico - Il sapere scomodo - Creatività e Socialismo: U
scire dal pensiero binario per costruire l’alternativa - Epilogo


Ripartire dal conflitto
Note per un eco-socialismo democratico e popolare


Premessa e ringraziamenti - La rimozione del conflitto e i movimenti neoliberali -  La sinistra rimetta al centro il conflitto, il Lavoro, la questione sociale - Antifascismo come lotta di classe - Le premesse delle sardine - Conflitto di classe” e “lotta di classe” - Due esempi di sinistra classista - Critica e decostruzione del politicamente corretto - L’anticonformismo conformissimo. Ovvero, brevissima fenomenologia dei Maneskin - Il femminismo senza lotta di classe è galanteria - Storia come progresso e storia come catapulta - L’uso pubblico della categoria di Medioevo rivela l’inconsistenza e la natura dell’odierno progressismo - Anche Condoleeza Rice era donna e nera - I semicolti fanno più danni dell’ignoranza - Per una critica del neocapitalismo digitale - Didattica a distanza non vuol dire necessariamente questa didattica a distanza - Estromissione di Trump dai social. L’opacità del neocapitalismo digitale - Diritti civili e diritti sociali - Rimozione del conflitto, nascita della favoletta -  I diritti civili octroyée


Il progressismo mente

Femminismo neoliberale, politicamente corretto e neocapitalismo digitale A proposito del ddl Zan -  Il redditizio brand della “Diversity” -  La forma attuale del Capitalismo -  Perché la Rete non è neutrale - Cosa fanno le aziende leader nel brand della Diversity

 
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Dalla quarta di copertina:

La tecnocrazia ha, come i regimi paternalistici, le proprie narrazioni edificanti: il politicamente corretto e il femminismo neoliberale, le nuove religioni, il nuovo oppio dei popoli. Anche in questo caso, come accadeva nel passato, queste dottrine sono ritenute giuste e indiscutibili, e giuste perché indiscutibili. Sono credute vere senza alcuna analisi critica. Mentre festeggia con dovizia e clamore di slogan ciclostilati tutte le ricorrenze imposte dall’agenda del politicamente corretto in cambio della patente sociale di persona civile, il tecno-suddito ha completamente perso la capacità di lottare per cercare di diminuire le diseguaglianze reali, che continuano ad aumentare.



Se sei interessato a leggere il mio lavoro, puoi richiedermene una copia scrivendomi al seguente indirizzo:

casertapierpaolo[chiocciola]gmail.com

Oppure utilizzando il modulo contatti di questa pagina.
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Umanità resiliente

Abbondano
le parole velenose

Eccone un’altra: resilienza.

Che significa?
Non ci vuole tanto:
prendi botte su botte
che vuoi che sia,
impara a incassare


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La lotta di classe nell'età della Tecnica

Il conflitto tra capitale è lavoro si è spostato, ma la Sinistra si è divisa, perdendo di vista la meta: chi ha continuato a cercare il conflitto solo nei vecchi luoghi, non trovandovi quasi più nessuno, e chi ha negato il conflitto, divenendo subalterno al neoliberismo. Di sicuro, nel pieno della Quarta rivoluzione industriale, non è più possibile identificare il proletariato o i Lavoratori con la sola classe operaia. Andrà riconosciuto, piuttosto, che le nuove forme di sfruttamento non si sostituiscono alle vecchie, bensì si aggiungono ad esse. Siamo tornati ai tempi del vapore e la Quarta rivoluzione industriale ha i suoi sfruttati come li hanno avuti la prima e le seconda: rider, precari del mondo della cultura e dell’informazione, operatori di call center, raccoglitori stagionali..., per limitarsi soltanto alla prima linea degli sfruttati, ma precarizzazione e nuove povertà si sono allargate fino a definire una sorta di Terzo stato globalizzato, di fronte al quale si erge la neo-aristocrazia tecno-finanziaria egemone, che spazia di fatto dagli immigrati al ceto medio impoverito, ma lontanissimo dall’aver acquisito una coscienza di classe. Il “comunista anomalo” Di Vittorio disse, nel suo primo discorso in Parlamento, che lo aveva guidato il sogno di unificare le lotte degli operai del Nord e quelle dei contadini del Sud, “perché il padrone è lo stesso dappertutto”. Noi dovremmo in fondo ambire oggi a fare lo stesso, le difficoltà sono molte e non dipendono soltanto dagli errori commessi, come spesso ci diciamo, ma anche dal quadro oggettivo, e in primo luogo dalle inedite possibilità di seduzione e di distrazione rese oggi disponibili al punto di incontro tra il Mercato e la Tecnica nella civiltà dell'intrattenimento… per cui di fatto molti tra gli sconfitti della globalizzazione continuano tuttavia a sognare il loro riscatto attraverso gli stessi strumenti ai quali sono aggiogati. Per questo ritengo che siano oggi strettamente connessi la ripresa della lotta di classe, la capacità di rappresentare tutti i Lavoratori e l'emancipazione dal pensiero tecnomorfo.

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