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Il M5S e l'economia: un silenzio eloquente

 

A rivelare indole e coordinate ideologiche reali del grillismo (ben diverse rispetto al ritornello del “né destra né sinistra”, vera chiave di volta del Movimento) contribuiscono le innumerevoli sparate omofobe, razziste, antimeridionaliste e sessiste di Grillo disseminate con costanza in un arco di tempo lungo e che dovrebbero essere sufficienti a mostrare come il leader del M5S e il suo amico dalla folta capigliatura siano tra coloro i quali cavalcano cinicamente la crisi sistemica del Paese. Non ci ritorno, per averne già scritto in più di una occasione e perché l’elenco sarebbe lunghissimo, così come non torno sulla mancata professione di antifascismo (non un suo problema),  sulla campagna contro lo Ius soli, sull’uso spregiudicato dell’infame luogo comune degli immigrati portatori di malattie ecc. ecc.. Credo che tutto ciò dovrebbe bastare a guardare con profonda diffidenza ad un progetto politico-ideologico che emana direttamente da due personaggi come Casaleggio e Grillo.

Ma, non dovesse essere sufficiente, esiste un altro aspetto centrale sul quale è possibile misurare come il M5S sia l’esatto opposto di una forza di cambiamento. Un aspetto che stavolta non ha a che vedere con la verbosità di Grillo ma con un suo silenzio, tuttavia altrettanto eloquente. Mi riferisco al costante, ininterrotto silenzio di Casaleggio-Grillo sulle questioni inerenti alle politiche economiche. Di macroeconomia il duo non parla mai. Si tratti del governo centrale o periferico, l’economia è derubricata a mera contabilità (dare-avere) guarda caso proprio come prescrive il dogma imperante dell’austerity. Esattamente come per quest’ultima, e proprio come per l’odiatissimo Monti, si pretende di gettare a mare le categorie di Destra e Sinistra in nome di questioni che si vorrebbero puramente “tecniche”.  Il M5S condivide con il neoliberismo il presupposto cardine: che esistano questioni economiche pure e che l’economia, di per sé neutra, possa fare a meno delle categorie della politica. Anche su questo piano è possibile misurare come il M5S non sia l’alternativa, ma una variabile interna del sistema.

Per l’eminenza grigia di una forza che vuole continuare a prosperare in un’acuta crisi politica e sistemica, la dismissione di una prospettiva economica complessa a favore del “risparmismo” è perfetta: da una parte consente a Casaleggio-Grillo di raccogliere un facile consenso intorno alla denuncia degli sprechi e della corruzione della Casta (che da parte sua, beninteso, si presta più che egregiamente), in nome di una ricetta semplificata che da sempre dipinge la “società civile” come incondizionatamente “buona” e i politici come cattivi, con il corollario che per risolvere ogni problema è sufficiente “mandare a casa” i secondi ed instaurare la democrazia diretta (e a quali esiti questa utopia, di stampo rousseauiano, conduca, è per altro cosa nota);  dall’altra gli permette di non prendere mai apertamente posizione sulle più importanti questioni che riguardano le politiche economiche e che, se rese esplicite, sarebbero immediatamente proiettabili, come è normale che sia, sull’asse delle fondamentali distinzioni ideologiche. Ma proprio questo è quanto si vuole accuratamente evitare. Perché in caso contrario non solo il ritornello del “né destra né sinistra” ne verrebbe invalidato, ma risulterebbe fin troppo evidente anche la sostanziale omogeneità allo stesso “sistema” del quale il M5S pretende di essere l’alternativa. Non solo: di quel sistema il grillismo rappresenta, volendo, una ulteriore involuzione, o forse il culmine logico di un lungo processo involutivo. Non a caso, nella nozione di “società civile” si dissolve ogni visione conflittualistica della società (mentre la sperequazione sociale come sappiamo aumenta). Le classi spariscono. Esiste solo una società degli onesti, un monolite di incontaminata purezza, il popolo che, proprio come voleva Rousseau, è sempre nel giusto. Cacciati “i politici”, finalmente eliminata ogni  contraddizione, il grillino medio, approdo ultimo dell’individuo atomizzato, non ha più ragione di chiedere una revisione dei rapporti di forza esistenti o dei meccanismi alla base della produzione e del lavoro.

Non serve una ricerca approfondita per verificare storia, orientamenti e connessioni del mago della Rete Casaleggio, strettamente legato agli ambienti del neoliberismo e della finanza internazionale. Il M5S è andato sempre più accrescendo le sue contraddizioni che però non sembrano ancora sul punto di esplodere: mentre agita proficuamente l’istanza del reddito di cittadinanza (senza per altro articolarne mai i criteri – chi ne beneficerebbe? Viste le frequenti sparate razziste del Capo-blogger, siamo troppo sospettosi se pensiamo che il reddito di cittadinanza sarebbe declinato nel senso identitario e nazionalista tipico della destra sociale?), la leadership del Movimento è ultraliberista nel DNA. Lecito, intendiamoci, se non fosse che si preferisce dissimulare anche questo orientamento ideologico perché comporterebbe lo spiacevole inconveniente di rivelare con chiarezza anche maggiore come il grillismo sia tutto fuorché la forza antisistema che proclama di essere.

Anche sul piano delle politiche economiche non si vuole obbligare il M5S ad un linea scoperta perché così facendo non si potrebbe più pescare da ogni sacca di insoddisfazione. Si preferisce un consapevole ed ambiguo silenzio, utile a mantenere a livello latente le innumerevoli contraddizioni accumulate. Anche sul piano economico, dunque, il progetto politico-ideologico di Casaleggio-Grillo richiede che le sue reali coordinate ideologiche siano costantemente dissimulate. Ad oggi, sono le posizioni, gli atteggiamenti e i silenzi dei suoi leader e non le buone intenzioni dei sostenitori (o almeno di quelli ben intenzionati), adeguatamente turlupinati, a definire un insieme coerente e riconoscibile di coordinate ideologiche: quelle di una forza protestataria e fintamente antisistema, razzista e securitaria, populisticamente antieuropeista e occultamente ultraliberista, come l’alleato europeo Ukip.

(PPC su Critica liberale, 09/11/2015)

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