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  • Immagine del redattorepier paolo caserta

Zan contro Zan


Ho più volte espresso critiche e riserve nei confronti del testo del ddl ZAN e in modo particolare dell’articolo 4, che voleva istituire la pasticciata, inutile, illogica e potenzialmente pericolosa categoria delle opinioni “legittime purché”. La reazione all’affossamento della legge da parte di più che discutibili figuri dell’estrema destra clericale che siede in Parlamento non toglie che fosse una legge scritta male e traduzione di una impostazione ideologica, nel pretendere di trasportare al livello del diritto positivo quella che è, allo stadio, letteratura sociologica in attesa di più compiuta definizione.

Per comprendere la pantomima Zan bisogna vedere prima che la pessima destra italiana e la pseudo-sinistra progressista hanno in comune una parte importante dell'agenda politica, e cioè la derubricazione della questione sociale. Attorno ai diritti civili (ma nemmeno seriamente intesi, e sarebbe già molto, Costituzione alla mano), invece, si misura e si gioca tutta la residua possibilità di costruire un marketing politico mirato a divaricare la percezione di una distanza e di una differenza che è diventata sempre meno reale.

La legge Zan ha, dunque, molti affossatori. In primo luogo, a mediare sulla legge Zan Letta ha inviato il soldato Zan. L’estensore della proposta di legge chiamato a fungere da mediatore tra le critiche mosse al ddl, che sono varie, diverse per posizioni e più o meno condivisibili, e sé medesimo, irrigidito nelle proprie posizioni indiscutibili e immodificabili. Una mediazione destinata a fallire, e il resto ce lo hanno messo ovviamente i noti fenomeni del fronte opposto.

La pantomima Zan è convenuta a tutti gli attori. Serviva più di tutto proprio l’incompiutezza della battaglia. Il PD, la pseudo-sinistra progressista nemica delle classi lavoratrici può così giocare il ruolo della parte offesa ma non disposta ad arrendersi nella sua inossidabile battaglia per i diritti civili che giammai si spegnerà. La Lega e i clericali possono, parimenti, intestarsi il successo e rinsaldare il proprio profilo identitario agli occhi dell'elettorato di riferimento. Una legge, insomma, che serviva di più morta. In un clima di polarizzazione permanente alimentato dai mezzi di informazione, il gioco funziona sempre abbastanza bene. Le linee di divisione reali vengono sostituite con altre più convenienti.

Nel frattempo, Lega e PD sostengono insieme il governo Draghi e a me pare che lo facciano senza alcuna vera insofferenza.



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