top of page

Il PSI e le nuove frontiere del riformismo. Astenersi sentimentali.

“Si preannuncia una riforma della scuola per importanza pari a quella voluta da Tristano Codignola e dai socialisti del primo centrosinistra.” È quanto scriveva ieri il segretario Riccardo Nencini sulla pagina del PSI, forse per contribuire a fugare i dubbi residui, se ancora ve ne fossero, di chi si interroga con preoccupazione su quale versione del riformismo stia in effetti perseguendo. Si fatica a scorgere, infatti, il respiro culturale e la spinta riformistica che si celerebbero dietro ad una “riforma” della scuola partorita da questo governo nell’attuale clima politico. Potranno, invece, aiutare a capire il senso di tale riforma, alcuni elementi: le anticipazioni fornite dal ministro Giannini, a cominciare dalla dichiarazione che l’ingresso dei capitali privati nella scuola pubblica sia un’esigenza fin qui bloccata da “pregiudizi ideologici”; il fatto, di per sé illuminante, che tali anticipazioni siano state offerte nel contesto del meeting riminese di Cielle; e, ancora, la revisione, invocata dal ministro Giannini, del rapporto tra scuola pubblica e private che, a questo punto, possiamo ben immaginare quale piega prenda e quali interessi si prefigga di garantire; o, infine, il richiamo al merito, espresso in forme ed intenti che, ove fossero realizzati, premierebbero con l’ambito aumento di stipendio semmai quei docenti sui quali ricada la benevolenza dei dirigenti scolastici, ed è più che lecito dubitare, a chi conosca la scuola italiana, che ciò possa accadere per valutazioni legate a qualità e impegno nella didattica.

 

Dove si nasconde questo mirabile impeto riformistico? Attendiamo lumi. Avendo guardato, nel recente passato, con una certa positiva fiducia a posizioni ed atteggiamenti dell’attuale segretario del Psi, mi interrogo e mi chiedo se ci sia qualcosa che mi sfugge del tutto e ripenso, allora, ad alcune recenti dichiarazioni di Nencini sulla modifica della legge elettorale così come è stata confezionata dai due soci del Nazareno; tra le proposte del PSI, si sottolineava, in particolare, la necessità di prevedere almeno il diritto di tribuna per quei partiti che appoggino la coalizione che risulti vincente. Il PSI, insomma, vuole continuare ad esserci, per non rinunciare a portare il suo spirito riformatore; magari, e c’è da apprezzarlo, per cercare di mitigare i danni prodotti dalle intese del Nazareno. Forse, quello perseguito attualmente dalla dirigenza del PSI, è allora un riformismo pragmatico, diverso da ciò che un ingenuo come me potrebbe intendere per riformismo; un riformismo maturo che, prendendo atto dell’inevitabile, si pone l’obiettivo realistico di attenuarne gli effetti. Non è forse il realismo virile che si richiede in politica e in democrazia? Non sorprende, allora, la formula adottata nei confronti del passaggio della controriforma costituzionale al senato, di approvarla ma con riserva. Il duo Renzi-Berlusconi vuole snaturare le istituzioni a proprio vantaggio, per mettere ancor più saldamente le mani sul potere? – Per buona educazione, non lascino ditate. Il governo intende proseguire lo sfascio ampiamente in atto da tempo della scuola pubblica? – Meraviglioso. Si fa una legge elettorale per estromettere i piccoli? – Si faranno bastare uno strapuntino, guardare non è peccato. Senza cambiarlo, Renzi riforma... il berlusconismo? – Più che giusto, così com’era non andava. Si conducono proficui esperimenti antidemocratici? La priorità è restare. Dovesse arrivare a termine l’agonizzante democrazia liberale, vuoi mettere il discorso funebre di un socialista riformista?  Non importa essere del tutto marginali, importante è esserci, e l’identità politica è un lusso d’altri tempi. Migliorare l’esistente è ambizione per sentimentali. Abbiamo riformato il riformismo: oggi è l’arte di distribuire la vaselina.

 

Pier Paolo Caserta su Spazio lib-lab, 27 agosto 2014

bottom of page